Vediamo un po’ … (7)

Tra Luglio ed Agosto (prima della nostra editoriale pausa  estiva) occorre ricordare che nella nostra città ci sono due episodi legati a  S. Agata.  Vediamo un po’ di descriverne da vicino tali circostanze.

Esattamente 350 anni fa cessava,  del tutto, l’eruzione del  Mongibello – Etna, cominciata l’11 marzo 1669, denominata “la grande ruina”, che provocò urbane modificazioni molto profonde, ed era l’11 luglio di quell’anno, anche se secondo il sacerdote Vincenzo Macrì, cappellano della Chiesa maggiore di Nicolosi, tale eruzione cessò definitivamente il 15 luglio… mentre nel mese di Agosto, ed esattamente il giorno 17 a ricordo della traslazione delle reliquie della Patrona, se ne festeggia in città l’anniversario.

Due date,due mesi,ma un’unica devozione,ammirazione per il  ritorno in patria delle spoglie e ringraziamento per il pericolo scampato.

E  bene dunque riportare alla memoria tali avvenimenti con una chiesetta votiva legata agli eventi, la

CHIESA   Di   S. AGATA   ALLE  SCIARE

E’ una piccola, ma assai interessante chiesa dell’attuale centro cittadino, ricca di storia e di memorie patrie civili e religiose, poco conosciuta ai più. E’ sita in Via Vittorio Emanuele, di fronte alla Piazza  Niccolò Machiavelli -già piano della Consolazione o di S.Cosimo. Appartiene alla Confraternita di S.Agata alle Sciare che ne cura il culto, affidato al clero secolare della Parrocchia dei SS.Cosma e Damiano, di cui è filiale ( siamo nel Primo Vicariato Diocesano).

Sorse dopo la devastante eruzione del 1669, che investì Catania dal lato nord-ovest. La travolgente colata lavica lambì, in piena campagna, presso l’Acquedotto Romano, fuori le mura, una icona pubblica, molto  antica,  raffigurante S. Agata, martirizzata, in carcere.

Probabile che si trovasse nella scomparsa Chiesa di Santa Maria della Catena – distrutta dalla lava nel sec. XVII- e prima ancora nella Confraternita di Santa Maria di Monserrato (segno della presenza catalana in città -sito sino al 1492, del grande cimitero ebraico catanese).  L’icona, venerata, non fu travolta e distrutta dal magma, ma pare venne sollevata e galleggiando sul torrente lavico, in pendenza verso il Municipio (la Loggia) ed il Duomo, si bloccò al baluardo o Bastione del Tindaro (ne abbiamo descritto un paio di mesi fa). Qui, nei pressi, venne eretta una chiesa votiva, accanto al Monastero di Santa Lucia, per volontà unanime –Senato,Vescovo e Popolazione- su un’area precedentemente occupata da insediamenti ebraici della Giudecca superiore. Accanto alla chiesetta nel  1688, fu eretta, a scopo commemorativo la Porta della Consolazione, in corrispondenza dell’attuale Via Bellia.

Il sacro edificio crollò, successivamente,a causa del sisma della Val di Noto del 1693 e riedificato a partire dal 1707, ma riaperta al culto circa ottant’anni dopo. Oggi la chiesa si presenta in ottime condizioni, dopo due restauri conservativi del 1969 -in occasione del terzo centenario del prodigio e dell’anno 2002. Prende il nome di S.Agata alle Sciare (come le altre chiese dell’area  investite dall’eruzione del 1669), o la Sciara dentro le mura, per distinguerla da quella omonima, molto più antica, chiamata fuori le mura, in contrada Rotolo della borgata marinara di Lognina, (in atto Ognina), edificata a ricordo della traslazione delle reliquie della Patrona e che rientrarono in un tripudio di popolo il 17 agosto 1126 -a sua volta assai danneggiata da un’altra eruzione (avvenuta il 6 agosto 1381 e che ricoprì le sciare e le scogliere del Porto Ulisse al Longane (riviera e golfo di Ognina).

Sant’Agata alle Sciare ha il prospetto a sud ed in una nicchia contiene un simulacro calcareo della giovane Agata.

Qui si veneravano due simulacri processionali, ormai scomparsi, ov-vero della Madonna della Catena e di S.Agata.

Ad unica navata ha tre altari, di cui due laterali intitolati al SS.Crocifisso del 1575 ed all’Immacolata del 1753.

Sull’arco trionfale è incisa l’iscrizione che tradotta dal latino recita: “Alla Diva Agata trasportata in questo luogo dagli strabocchevoli globi di fiamma dell’Etna del 1669”.

L’altare maggiore custodisce in una nicchia, sormontata dai simboli agatini, cioè la palma, la corona e l’acrostico angelico M.S.S.H.E.P.L. , l’antico affresco della titolare miracolosamente scampato alla eruzione di cui più volte indicato (1669).

In questa chiesetta arrivava, la seconda domenica di Luglio, una solenne processione senatoria cittadina che dalla cattedrale portava la reliquia del braccio di S.Agata, quale segno di propiziazione e ringraziamento in ricordo della salvezza di quasi tutta la città, per il torrente di lava che, infine, raggiunse il mare, dopo avere coperto insigni monumenti romani di età imperiale.

Buone Vacanze e ottime festività Agatine  dunque in questo  estivo periodo.                                                                                                              

Piero   Privitera

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