Educare all’uso e ai pericoli dell’abuso dei social

Il caso della bambina di 10 anni che per una sfida su Tik Tok è morta dopo un ricovero in ospedale per asfissia, pone seri interrogativi su l’uso e i pericoli dei social. Sono stati presi provvedimenti gravi da parte del garante della privacy che ha bloccato sino al 15 febbraio questo social molto diffuso tra gli adolescenti.

Una vicenda che deve farci riflettere su quello che circola in questo mondo dei social facile presa degli adolescenti. E’ ancora più grave il ruolo degli influencer che invitano questi ragazzi ad azioni pericolose come la ”gara dell’apnea” o il ”gioco dell’asfissia”.

Questi giochi pericolosi sono finalizzati ad avere un numero crescente di followers e visualizzazioni.

Il dibattito di questi giorni verte sull’uso di tablet, telefonini utilizzati in maniera impropria dagli adolescenti. E’ giusto vietarli ai minori? Eminenti studiosi sostengono che togliere telefonini e smartphone ai ragazzini è impensabile e impossibile perchè utilizzerebbero quello dei fratelli e degli amici e a loro insaputa quello dei genitori.

Non parliamo poi della necessità in questo periodo di pandemia dell’utilità dei telefonini a scuola per la didattica a distanza o per le ricerche. Sappiamo che le cose proibite le persone le cercano di più.

Conosciamo il gusto del rischio in alcuni giovani che si filmano nei video mentre fanno azioni pericolose per la loro vita, vedi lo jumping gettandosi da un ponte o i salti mortali da un edificio all’altro o andare contromano con la moto etc.

Cosa possono fare i genitori ? Spiegare i pericoli e le opportunità del telefonino o del tablet, controllare se ci sono app pericolose ed eventualmente segnalarle alla Polizia Postale. I genitori possono inoltre utilizzare la funzione ”tempo di utilizzo” o il ”controllo di applicazione”o ”gestione del tempo” dei social per dare un tempo definito all’uso o ancora la ”modalità limitata” che impedisce la comparsa di contenuti non adeguati e il ”collegamento familiare” con cui si può accedere al telefonino del figlio mettendo dei limiti.

                                                            Orazio D’Antoni

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