Informazione sanitaria

“Guanto elettronico” aiuta a parlare

Un ‘guanto ipertecnologico’ di comunicazione “aumentativa alternativa” che aiuta a comunicare, le persone con esiti da ictus ed emiplegici che hanno difficoltà ad usare i più comuni canali comunicativi, in particolar modo la forma orale: il dispositivo, prototipo in sperimentazione anche con giovani e giovanissimi con disturbi dello spettro autistico, si presenta come un guanto indossabile, capace di tradurre i gesti delle mani in parole o frasi in tempo reale. Si tratta di “E-Glove” (“Enhanced Gesture transLation for imprOving Vocal Experiences”), potenziale strumento di comunicazione per chi ha difficoltà o menomazioni dal punto di vista del linguaggio e dell’espressività.

Al progetto partecipa Jesilab, società di Kos Care srl che gestisce il centro Myolab di Jesi, insieme alla Capofila Limix srl, spin-off scientifico dell’Università di Camerino, e Acme Lab s.r.l. di Ascoli Piceno. Nei giorni scorsi il ‘guanto elettronico’ è entrato nell’importante fase della sperimentazione sul campo e con i pazienti. L’idea progettuale, il cui sviluppo è reso possibile dal cofinanziamento del Fondo europeo di sviluppo regionale, consiste nella realizzazione di un nuovo dispositivo di comunicazione per persone la cui capacità comunicativa risulta menomata. Dalle prime risultanze, fa sapere il Gruppo Kos, avrebbe le carte in regola per essere in grado d’integrare e completare le attività di riabilitazione. Lo spettro delle professionalità coinvolte nel ‘progetto’ è ampio, un team multiprofessionale con fisiatri, fisioterapisti, logopedisti, bioingegneri, informatici, matematici e statistici. La tecnologia è nata nei laboratori Unicam grazie ad un’idea dello Spin-off Limix che ha progettato e sviluppato il guanto che permetteva, in origine, la traduzione del linguaggio dei segni. L’impegno dei ricercatori, coordinati dai docenti Unicam, ha permesso una continua evoluzione del prototipo fino all’utilizzo in ambiti sanitari e della riabilitazione.

     Da scarti di limone integratori contro rischio cardio-vascolare Brevettata da Enea una metodologia innovativa per trasformare gli scarti della lavorazione del limone in integratori e nutraceutici da utilizzarsi nella prevenzione di alcune patologie come obesità, diabete, ipercolesterolemia e disturbi cardio-vascolari L’innovazione, messa a punto con le aziende siciliane Navhetec srl e Agrumaria Corleone spa, si basa sull’utilizzo della tecnologia “separazione su membrana”, messa a punto dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, abbinata a successive fasi di incapsulamento ed essiccazione mediante tecnologia di spray-drying o essiccazione a spruzzo. La tecnica permette di ottenere dagli scarti e dai sottoprodotti ottenuti durante la lavorazione del limone delle nanovescicole, cioè sfere ricche di composti bioattivi come acidi nucleici, polifenoli, lipidi e proteine. L’ ente di ricerca segnala che alcuni studi in vivo e in vitro effettuati dalla start-up Navhetec già nel 2015 hanno dimostrato una forte azione di riduzione della crescita di cellule tumorali, mentre studi in corso ne evidenziano le proprietà antinfiammatorie. Nel 2019, a seguito della sperimentazione del sistema brevettato su alcuni volontari sani, è emersa una riduzione di alcuni fattori di rischio cardiovascolare, quali colesterolo-Ldl e circonferenza vita. Il brevetto è applicabile anche ad altre matrici vegetali.

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