A proposito di vaccini Perchè non deve spaventarci la scienza che cambia idea

L’ampia campagna vaccinale, nella disgrazia, consente agli scienziati di avere velocemente molte più informazioni da tutto il mondo rispetto ai tempi normali.

Un “vantaggio” che consente di non trascurare neppure i rischi più rari e di minimizzarli

Nei giorni scorsi l’Ema, ente che regola la commercializzazione dei farmaci in Europa, ha reso note le sue ultime valutazioni riguardo al vaccino Astrazeneca, evidenziando che benefici del vaccino superano i rischi per gli adulti in tutte le fasce d’età. E ha rilevato che «i benefici della vaccinazione aumentano con l’aumentare dell’età e dei tassi di infezione». In poche parole più si è anziani, più la circolazione del virus è alta, più i benefici del vaccino sono evidenti, perché a fronte di un rischio molto basso c’è un beneficio molto alto in termini di ricoveri, terapie intensive e morti evitati. Per questa ragione l’Ema non mette limiti di età alla somministrazione.

Fa più danno il Coronavirus dell’Astrazeneca.

L’Astrazeneca provoca lo 0,0004% di trombosi su un milione di vaccini mentre il Covid-19 provoca il 16,4% di casi ogni milione di abitanti.

Vediamo che gli scienziati aggiornano spesso i loro dati in questa fase, e cambiano anche idea rispetto a indicazioni date in precedenza.

 Questo ci disorienta, in parte ci spaventa, e invece ci dovrebbe rassicurare. Nessun segnale che possa destare preoccupazione, neppure molto raro, neppure prima che un nesso causa-effetto sia provato, viene trascurato. Chi deve vigilare sui vaccini, sulla loro sicurezza ed efficacia, lo sta facendo e lo sta facendo con trasparenza.

La condizione in cui stiamo vivendo è particolare per molte ragioni: la prima sta nel fatto che il coronavirus che circola tra noi e ha fatto più di 115mila vittime in Italia nel giro di un anno. Il rischio di finire in ospedale, in terapia intensiva o di morire per il Covid-19 cresce, anche molto, al crescere dell’età. Quando si va a valutare un rapporto rischi-benefici, i numeri sono importanti: per esempio Ema ha mostrato che tra i 70 e i 79 anni, muoiono per Covid 172 persone ogni 100.000 persone quando il virus circola tanto. L’incidenza dell’evento avverso che sta inducendo i Paesi a rimodulare le indicazioni sul vaccino Astrazeneca è 0,5 ogni 100.000 persone.

          Qualsiasi farmaco può essere mortale anche il più innocuo.

Viviamo serenamente dentro le nostre case anche se la statistica ci dice che ogni giorno in media in Italia avvengono 21 incidenti domestici mortali. Non rinunciamo a cambiare le lampadine, ma togliamo la corrente prima di farlo; non smettiamo di lavare i pavimenti, ma segnaliamo a chi vive con noi le piastrelle bagnate. Anche se non riusciamo a evitare tutti i rischi, proviamo a prevenirli.

I vaccini contro il Covid sono stati fatti in poco tempo, ma è una celerità spinta dalla gravità dell’emergenza e consentita dall’enorme immissione di investimenti pubblici e privati, dalla riduzione dei tempi burocratici e dalla convergenza su questa ricerca degli scienziati di tutto il mondo nel pubblico e nel privato. Il numero di persone coinvolte nella fase sperimentale di questi vaccini è stato elevato come nel caso degli altri vaccini: decine di migliaia di persone. Come per tutti i vaccini è un numero grande, ma non può essere illimitato. Questo fa sì che anche alla fase 3, l’ultima, quella che allarga al massimo il campo della sperimentazione per testare efficacia e sicurezza, possano sfuggire eventi avversi molto rari.

Ogni effetto collaterale viene segnalato anche dopo che il farmaco è andato sul mercato, in modo che nulla di importante scappi e che si possa correggere il tiro anche in corsa se necessario. È una cosa che si fa sempre ma che normalmente non vediamo, un po’ perché non ci stiamo attenti come in questo momento, un po’ perché sono informazioni che arrivano molto più lentamente di quanto accada nella particolare fase di pandemia. Ora invece, dato che i vaccini anticovid-19 sono somministrati a milioni di persone sul pianeta contemporaneamente, la mole di dati di tutti i tipi che si sta raccogliendo su questi vaccini è enorme e insolitamente rapida, questo fa sì che, data l’emergenza la comunità scientifica sia tutta allertata e non ignori nulla di quello che avviene anche dall’altra parte del mondo: si sa ogni giorno di più e lo si sa molto più in fretta. Per questo abbiamo potuto accorgerci di poche decine di casi di un evento avverso su milioni di dosi somministrate. Normalmente per venire a capo di casi così rari, non avendo a che fare con somministrazioni a tappeto a livello mondiale, servono molti mesi o anche molti anni. In questo momento nella disgrazia abbiamo la fortuna che si può correggere il tiro anche in pochi giorni o poche settimane, proprio perché la scienza dispone di una quantità di informazioni che sarebbe impensabile in tempi normali. E in più queste informazioni sono continuamente aggiornate e diffuse a livello mondiale in tempo reale. Tutto questo forse ci disorienta, ma proprio per questo è un disorientamento mal riposto.

Una cosa importante da capire è che in tutto questo la circolazione del virus non è un fatto secondario, finché infatti il Sars-Cov-2 circola molto centinaia di persone muoiono ogni giorno tra noi solo in Italia: nel calcolo del rapporto rischi-benefici il numero di questi morti pesa. Il giorno in cui la protezione da vaccino sarà tale da ridurre quasi a zero la cifra di questi morti e la circolazione del virus ridotta nella popolazione, le indicazioni sui vaccini probabilmente cambieranno ancora. Ma succederà perché nel frattempo la situazione del virus sarà cambiata.                                                       

Orazio D’Antoni                                                         

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