Le settimane scorse i delegati di 195 paesi hanno partecipano alla Conferenza mondiale sul clima a Parigi dove hanno firmato un accordo in cui si impegnano a ridurre le emissioni inquinanti in tutto il mondo. E’ un accordo “storico”, come definito da moltissimi giornali di tutto il mondo. L’accordo è stato sottoscritto da tutti i paesi partecipanti: anche da quelli emergenti, che spesso sfruttano pesantemente fonti di energia non rinnovabile.
L’accordo contiene sostanzialmente quattro impegni per gli Stati che lo hanno sottoscritto .
- Mantenere l’aumento di temperatura inferiore ai 2 gradi, e compiere sforzi per mantenerlo entro 1,5 gradi.
- Smettere di incrementare le emissioni di gas serra il prima possibile e raggiungere nella seconda parte del secolo il momento in cui la produzione di nuovi gas serra sarà sufficientemente bassa da essere assorbita naturalmente.
- Controllare i progressi compiuti ogni cinque anni, tramite nuove Conferenze.
- Versare 100 miliardi di dollari ogni anno ai paesi più poveri per aiutarli a sviluppare fonti di energia meno
inquinanti.
Alcune di queste disposizioni sono legalmente vincolanti, mentre alle altre i vari paesi aderiscono solo in maniera volontaria.Inizialmente si temeva in particolare l’opposizione dei paesi in via di sviluppo e di quelli che sono importanti esportatori di energia. I delegati cinesi, ritenuti tra i principali oppositori del piano prima della conferenza, hanno definito l’accordo “non ideale”, ma “buono”. Cina, India e molti altri paesi in via di industrializzazione si opponevano da anni a un accordo che imponesse regole troppo severe da rispettare perché in genere le loro industrie sono particolarmente inquinanti e limitare le emissioni potrebbe causare un rallentamento della crescita economica.
Per motivi opposti, anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto che l’accordo non è “perfetto”, ma che è comunque “ambizioso”. Gli Stati Uniti, come l’Europa, hanno da tempo introdotto tecnologie che hanno permesso loro di ridurre le emissioni e durante la conferenza si battevano per l’introduzione di norme severe contro le emissioni.
Gli ostacoli più grossi alla trattativa arrivavano non soltanto dai paesi produttori di combustibili fossili e da quelli in via di sviluppo, ma anche dagli Stati Uniti, contrari a qualunque accordo legalmente vincolante perché un accordo di questo tipo avrebbe dovuto essere approvato dal Congresso, dove la maggioranza repubblicana lo avrebbe quasi certamente bocciato.
Per risolvere questi problemi, Europa e Stati Uniti hanno presentato una coalizione trasversale di 90 paesi che rappresentava nazioni ricche e nazioni in via di sviluppo. Grazie all’aiuto di questo gruppo, i negoziatori sono riusciti a convincere India, Cina e Arabia Saudita ad accettare l’accordo. Le obiezioni americane sono state aggirate , quando i negoziatori francesi hanno preparato una bozza di piano “prendere o lasciare”. Alla fine tutte le varie parti hanno rinunciato a qualcosa e l’accordo è stato approvato. (or.da)