Diciamocelo francamente…

… non è che abbiano lavorato tanto alacremente, da meritarsi un giusto riposo, i nostri novanta parlamentari regionali. Penso, non meritino niente, piuttosto andrebbero condannati, quanto meno per procurata delusione ai cittadini.  Non so se questo sia reato, ma la delusione è davvero tanta. Siamo al punto che al cittadino medio non gliene frega più niente di recarsi a votare… anzi. Il sentimento  comune è proprio questo.

Adesso, a pochi giorni dalla prossima competizione elettorale in Sicilia, eleggere l’Assemblea ed il  Pre-sidente, pare ci siano grosse difficoltà, democra-ticamente intentendo, viste le preannunciate gros-se percentuali di assenteismo al voto.

E qui si innesta un circuito doloroso, intriso di ri-nunce, di abbandono dei diritti (è pur sempre un diritto, riconosciuto costituzionalmente, quello del voto), che sicuramente non farà bene, né appor-terà new entry, novità attese da troppo tempo ormai, progresso o sviluppo, nè migliorie di alcun genere, la rinuncia al voto. La spunterebbero, alla fine i soliti noti…

2E’ doloroso ammetterlo, ma novanta deputati che hanno giocato a rimpiattino, che si sono trastullati, che si sono accusati, che continuano a farlo. Commissioni, incontri, riunioni, promesse, parole, parole ed ancora parole. Poco sviluppo o niente, progressi in itinere neanche col binocolo, incremento dei posti di lavoro, ma quando mai. Qui regna lo stallo, il  “poi vedremo, speriamo la prossima tornata” ecc. Ma intanto sono passati altri cinque anni di immobilismo. Anzi no, ci siamo invecchiati, tante speranze vanificate, strade e ponti crollati, povertà aumentata.

Qualcuno tra i grandi autori contemporanei, ha definito la Regione Siciliana come una Strabut… ma, donna da postribolo.  Altro che impegno per liste pulite, commissioni antimafia al lavoro, richieste di intervento di commissioni d’inchiesta. Campa cavallo.  Siamo alle solite, in tutte le liste ci sono cricche di amici, portaborse, segretari particolari, qualcuno, già condannato, presenta in lista (cambiando casacca) il proprio figliolo; stanno sostituendo i vecchi tornacontisti di sempre. Cambiamo tutto, per non cambiar nulla? La conosciamo questa favoletta da molti anni… Storia vecchia. Ma intanto, al cittadino sorge spontanea una domanda. Che fare, per impedire transumanze, ascarismo?

Indubbiamente lo star fermi, la rinuncia, l’immobilismo elettorale, la mancata volontà di recarsi a votare o lo spegnimento del desiderio e la sopita voglia di cambiamento, non produrrà nulla di buono, di nuovo. E’ il cittadino il vero protagonista del rinnovamento. Dunque, un tentativo  va  messo in pratica. Innanzi tutto. Un invito a recarsi a votare va senza dubbio esteso, a tutti. La scelte occorrerebbe siano giudiziose nel senso di premiare gente nuova, giovani, freschi ed entusiasti. Che abbiano idee adeguate innovative, recenti e, che non facciano il paio con i vecchi slogan di gente stereotipata che ha tradito doppiamente, sia l’elettorato che le stesse  promesse declamate. Occorre darsi una mossa in questo senso. Vecchi partiti, ancestrali coalizioni, superati accordi, non fanno più, al giorno d’oggi, per noi. C’è  bisogno di forze fresche: ce ne saranno e ce ne sono di giovani in gamba, con pulizia  ed igiene mentale impresse nel loro DNA. Personalmente ne conosco. Disposti, fuori da ogni logica di interesse personale, a scommettersi tentare di rimuovere le stagnanti acque paludose, dove ci siamo impantanati, nonostante siano stati confusi e presentati dalla stampa locale, per altri personaggi, quali ex sindaci di comuni della Provincia…depistaggio?

D’altronde il cittadino a star fermo, che non prova a cambiare, non ci guadagna nulla.  Nè lui né la Società. Tanto vale allora provare a rimettersi in gioco, scommettere su facce nuove, pulite e che abbiano un minimo di esperienza, anche  a livello di consigliere di singola municipalità,o di senato accademico: ma che abbiano avanzato proposte, interrogazioni, interesse per i cittadini che li hanno sostenuti. E soprattutto dimostrato d’avere avuto tanto amore per la comunità, per il bene comune valorizzato e idee che ridiano speranze ai cittadini delusi dal passato.

                                                                                                    Piero  Privitera

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