Un Mondiale come rinascita dei popoli

brasile2014Si stanno concludendo proprio in questi giorni le qualificazioni al prossimo Mondiale di calcio del 2014, che si svolgerà dal 12 giugno al 13 luglio in varie città del Brasile. Patriotticamente, possiamo dire che la nostra nazionale italiana ce l’ha fatta, nonostante le bizze di Balotelli e un gioco di Prandelli che non entusiasma. Ma non è questo il punto che vogliamo trattare in questo articolo. Vogliamo invece focalizzare la nostra attenzione sulle altre compagini che si affronteranno in Brasile dal prossimo giugno.

E non parliamo di certo delle classiche, classicissime nazionali che rispondono al nome di Argentina, Olanda, Germania, Inghilterra, Usa, Russia e Spagna, quanto ad alcune delle altre outsider.

E’ astrarremo il tutto in un significato che va anche oltre il calcio.

La prima qualificata di cui vogliamo parlare è la Bosnia: una generazione di talenti che rispondono al nome di Dzeko, Pjanic, Ibisevic ha centrato la prima storica qualificazione (come paese “singolo” e non facente parte dell’agglomerato Jugoslavia) ad un Mondiale. Storica qualificazione sì, ma non solo perché la prima: si pensi infatti che solo una ventina di anni fa Sarajevo era sotto i bombardamenti e i rastrellamenti di Milosevic, l’identità statale era pressoché inesistente e la povertà assoluta. Oggi la Bosnia è un paese in crescita, uno dei pochi nel disastrato, economicamente parlando, continente europeo. E questa qualificazione al Mondiale, condotta da giocatori che sono tutti nati sotto le bombe della guerra dei Balcani, è un segno di meravigliosa rinascita. Unica pecca: mancherà la sfida contro le altre ex nazioni slave Serbia e Montenegro (non qualificate per il Brasile), sfide che purtroppo hanno causate sempre diversi disordini.

Altra nazionale “ad effetto” è l’Iran. Qualificata in un girone asiatico in cui vi erano alcune potenze economiche mondiali, l’Iran non è di certo una novità per la massima competizione di calcio, in quanto vi ha partecipato anche nel 1978, nel 1998 e nel 2006. Ma questa qualificazione della squadra iraniana ha un particolare significato: è la prima infatti del dopo-Ahmadinejad, ex presidente iraniano famoso per aver minacciato il mondo diverse millantando il possesso di armi chimiche e nucleari. Di certo la nazionale non farà probabilmente molto strada ai campionati del Mondo, ma la sua presenza è un segnale per la Terra: l’Iran non si isola più.

Altra nazionale che fa piacere ritrovare al mondiale è la Svizzera. Sembrerebbe un po’ un paradosso citarla in questo articolo, in quanto la Svizzera, oltre che una nazione ricca, è anche un habituè dei Mondiali (ha partecipato agli ultimi due). Ma qui non facciamo le pulci alla Svizzera nel suo complesso, ma tra i “singoli”. E sì perché la squadra elvetica schiererà diversi naturalizzati. Ci sarà il difensore Djorou, nato in Costa d’Avorio; il centrale Rodriguez, che ha padre cileno; i tre “napoletani” Dzemaili, Behrami e Inler, i primi due di origine albanese, il terzo turca; l’asso del Bayern Shaqiri, di origini kosovare così come Xhaka; il “livornese” Emeghara, che ha origini nigeriane; Ben Khalifa, che ha genitori tunisini; Derdiyok, “ex” turco; e infine Seferovic, giocatore con natali in Bosnia.

Insomma, un vero melting-pot, perfetto esempio dei nostri tempi. E di come l’integrazione tra popoli diversi può creare un sogno davvero grande. In tutti i campi, andare in Svizzera per credere.

E poi ci sono anche altre due nazionali che vorrebbero esserci al Mondiale, ma che ancora hanno davanti a sé gli spareggi di qualificazione. Parliamo di Giordania e Burkina Faso, ambedue espressione di Paesi in forte difficoltà, tra guerre e povertà. Sarebbe un piacere vederle al Mondiale, chissà.

E infine un esempio per noi italiani, l’Islanda. Non è ancora certa della qualificazione al Mondiale e forse magari non riuscirà a passare il suo play-off, ma è una bella cartina torna-sole (nonostante i climi freddi di quelle zone): in crisi economica nel 2008, è l’unico stato europeo ad esserne uscito grazie ad una politica mirata e ad alcuni eccellenti incarcerazioni dei responsabili del crack islandese. Oggi l’isola atlantica ha un tasso di disoccupazione in forte calo e il PIL in crescita. E una nazionale che potrebbe centrare la sua prima partecipazione ad un Mondiale di calcio.

Cosa volere di più ?

 

                                                                                                                              Diego Vitale

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