Le elezioni amministrative non dicono se i Siciliani sono un popolo

La tornata elettorale amministrativa del 25 giugno consegna l’immagine di un Paese sempre più confuso. Già prima delle elezioni, molti commentatori politici lamentavano come il Parlamento fosse eterodiretto da due leader in tutto e per tutto d’accordo tra loro ed entrambi fuori dal Parlamento. Berlusconi e Renzi avevano fatto di tutto per nascondere al Paese questa loro intesa sostanziale, pur di giocare ruoli diversi e almeno.

Le elezioni apparentemente contrapposti, anche se il soccorso azzurro all’ex premier non è mai mancato, con o senza Verdini amministrative in una condizione complessa, dopo la sconfitta pesante al referendum che i due maggiori partiti avevano elaborato, sono state quindi osservate con attenzione. Non c’erano elementi strategici da osservare, ma l’orientamento del popolo italiano.

E’ evidente, e lo sanno anche le pietre, che non si deve mai fare l’errore di confondere i voti espressi per le amministrazioni locali e quelli per le politiche, ma questa volta erano in gioco molti altri fattori.

Il Pd, dopo il referendum perso, ha ulteriormente serrato i ranghi e ha dato l’addio a quasi tutta la vecchia guardia. In questo modo si è privato del bagaglio di esperienza e gestione accorta del potere e del dialogo con tutti che è caratteristica di un potere di governo. Il risultato è stato un Pd settario, diviso, incapace di trovare accordi sia all’interno che all’esterno del partito, nonostante la pletora di liste di supporto che in alcuni casi hanno superato la dozzina, con benefici tutti da comprendere.

Dall’altra parte, Forza Italia con Silvio Berlusconi che ha lasciato andare via in questa legislatura i suoi luogotenenti Alfano, Verdini e Cicchitto e che ha continuato a produrre leadership possibili come il ligure Giovanni Toti e il romano milanese ed ex demichelisiano Stefano Parisi, entrambi giubilati sul più bello.

I due partiti di governo, capaci di esprimersi da finta opposizione a turno (si, persino il Pd si è fatto opposizione e continua a farlo, nonostante i provvedimenti siano approvati con maggioranze bulgare), si erano quindi preparati alla sfida elettorale da fratelli apparentemente litigiosi. Il risultato è stato una vittoria di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, contro un Pd ancora forte elettoralmente ma incapace di unità e soprattutto di vincere.

Ma non si deve pensare che Forza Italia e Berlusconi stiano bene e non abbiano problemi. Berlusconi e le sue continue mosse per aiutare il giovane clone Renzi sono state sconfitte anche loro. A vincere è stata la gestione di Toti, colui che ha sempre puntato sul dialogo e la paziente cucitura delle alleanze. Questo approccio non era quello tentato dal grande monarca Silvio che appare sempre meno motivato a fare il leader, considerato che Renzi era sembrato perfetto per eseguire tutti i desiderata del signore del biscione.

Il Pd ha invece scoperto che i danni della scissione non stanno nella nascita di un concorrente capace di prender voti, ma di toglierne a milioni. Un terremoto che non ha forse impressionato l’inesperiente gruppo dirigente renziano, ma che è saltato agli occhi immediatamente ai dirigenti pugliesi che l’indomani delle elezioni, nel tacco d’Italia, unica area a tenere e non a caso gestita da Emiliano, D’Alema insieme un tessuto complesso di relazioni. Il risultato è stata la migrazione da Pd alla formazione di Bersani e D’Alema di centinaia di amministratori locali, compresi quelli leccesi.

La perdita di comuni simbolici come Genova e Sesto San Giovanni da parte della sinistra, sembrava poter essere compensata dalla vittoria a Padova e Taranto. Ma nemmeno il tempo di gioire e si sono dovuti registrare i distinguo di chi rivendicava quelle vittorie non al Pd, ma all’accordo di tutte le forze della sinistra.

Non abbiamo mai parlato del Cinque Stelle. Aldilà di una retorica delle ammiraglie della stampa che consegnano l’idea di un movimento in difficoltà, i giovani e meno giovani seguaci di Grillo continuano a conquistare nuove amministrazioni locali e anche dove perdono un sindaco come Pizzarotti a Parma, a seguito di scomunica, va detto che nel ruolo e nel significato, l’impronta grillina di quella esperienza amministrativa segna comunque la grave sconfitta dei due maggiori partiti.

Anzi, se proprio vogliamo essere precisi, possiamo dire che i parallelismi tra comportamenti bizzarri, offensivi, padronali tra i tre leaders politici, prontissimi a scagliarsi anche contro gli amici, con la stessa violenza che riservano ai veri nemici, per il reato di dubbio amletico, sono continui e impressionanti.

La facilità di Renzi Pd, di Berlusconi e di Grillo di divorare le proprie creature è identica. Certo, dopo vent’anni di esperienza, il modo di fare del vecchio Silvio è molto più ovattato, ma il dato di fatto è che le confusioni e le incertezze dell’Italia dipendono da questa tendenza autodistruttiva che è comune ai due terzi del panorama politico.

Cosa potrebbe accadere nel futuro? Difficile da dire. Salvini può giocarsi ancora molte carte e lo stesso la ancora giovane Meloni.

Cosa può significare tutto questo nei confini siciliani? Poco.

A Trapani il referendum forzato sul candidato superstite di un’elezione dominata da protagonisti assorbiti da inchieste che ricomprendono il reato di mafia, è fallito. Dimostrando che si può essere eletti con una maggioranza dei votanti del 40% al primo turno a Palermo, ma non essere eletti al secondo turno con una partecipazione al voto del 28% che rappresenta la maggioranza assoluta degli elettori votanti, normalmente.

Certo è che un commissario di una direzione antimafia in un comune di un paese democratico è un segnale gravissimo. Roma pensa a commissariare i siciliani. I siciliani non sanno nemmeno più se sono un popolo.

nuova5

Claudio Melchiorre

Nel rispetto del provvedimento emanato, in data 8 maggio 2014, dal garante per la protezione dei dati personali, si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie. Per un maggiore approfondimento clicca qui.

Nel rispetto del provvedimento emanato, in data 8 maggio 2014, dal garante per la protezione dei dati personali, si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie.

Chiudi